Storia ed evoluzione dell’allenamento

Allenamento: etimologia e significato

Il termine allenamento indica lo svolgimento costante di un’attività fisica, mentale o relazionale, tale da determinare nell’uomo un processo fisiologico di adattamento.

Nella vita di ogni giorno utilizziamo spesso questo termine per definire un’azione, ripetuta più volte,  con l’obiettivo di automatizzarla e abituare il nostro corpo a svolgerla.

Es. Mi alleno nella corsa per cercare di percorrere un chilometro nel minor tempo possibile.

Es. Alleno la memoria per cercare di ricordare le terminologie scientifiche di un testo.

Dunque, poiché l’allenamento ci rende adatti a svolgere un’operazione è necessario a tal fine esercitarsi (esercizio: attività finalizzata al miglioramento).

Ma come si è evoluto l’allenamento nella storia? Scopriamolo insieme.

allenamento nella storia

L’ allenamento nella storia

L’ allenamento, inteso come attività motoria, si è posto alla base della concezione del fenomeno di Sport.

Riferimenti all’allenamento e alla pratica di attività fisiche giornaliere, ai giochi e allo sport, sono presenti già durante le antiche civiltà della Siria, dell’Egitto, della Macedonia, dell’Arabia, della Mesopotamia, dell’India e, ancora, della Cina.

Tuttavia, il periodo in cui il concetto di benessere legato allo svolgimento dell’attività fisica ebbe il massimo fulgore fu senz’altro nell’antica Grecia. Basti pensare ad Erodico nel V secolo e ad Ippocrate dal 460 al 377 a.C..

Erodico era un medico ed un atleta che comprese e sostenne l’importanza della dieta durante l’allenamento, tanto che i suoi scritti e i numerosi discepoli influenzarono il pensiero anche in epoche successive.

Ippocrate, ritenuto ancora oggi come il padre della medicina preventiva, fu autore di numerosi trattati di medicina e spesso scrisse sulla salute e sull’igiene, proprio nel periodo d’oro della civiltà greca.

Più in generale, l’allenamento praticato in antichità era finalizzato principalmente al miglioramento:

  • delle capacità di combattimento durante i conflitti;
  • delle prestazioni nei giochi, come la lotta, e nelle prime competizioni sportive, le Olimpiadi. Queste erano celebrazioni atletiche e religiose, svolte ogni quattro anni nella città dell’antica Grecia, Olimpia.

Il primo documento scritto, concernente la nascita delle Olimpiadi, parla di una festa con una sola gara: lo stadion (gara di corsa). Successivamente altri sport si aggiunsero ed il numero delle gare crebbe fino a venti per una durata di sette giorni.

Le gare prevedevano:

  • la corsa,
  • il pugilato,
  • il pentatlon, ovvero un insieme di cinque gare quali il salto in lungo, la corsa, il lancio del disco, il lancio del giavellotto e la lotta,
  • ed, ancora, la corsa dei cavalli.

Oltre ai Giochi di Olimpia si disputavano altre competizioni religiose: i Giochi Pitici in onore di Apollo; quelli Istmici in onore di Poseidone e dell’eroe Palemone; quelli Tolemaici in onore di Tolomeo I e Berenice I; infine i Giochi Panatenaici ad Atene.

L’avvento del Cristianesimo, tuttavia, determinò un notevole declino e le competizioni sportive persero la loro importanza. I vescovi cristiani manifestarono avversione verso tali riti considerati pagani dimostrandosi sempre più repulsivi nei confronti dell’agonismo. Fin quando, nella prima metà del ‘400, l’imperatore cristiano Teodosio stabilì la distruzione dei templi pagani, compresi i luoghi delle Olimpiadi.

Le imprese di Milone e il suo metodo

In questo excursus storico merita di essere menzionato, però, un personaggio che ci rende orgogliosi d’appartenere al nostro territorio, un personaggio che segnò un cambiamento determinando l’incipit per la programmazione di un allenamento: il potente e plastico Milone di Crotone.

Fin da giovanetto Milone, per allenare la forza, portava sulle spalle un vitellino. Ogni giorno il vitellino cresceva e pesava sempre di più, ed ogni giorno il giovanetto cresceva adattando i suoi muscoli al peso sempre maggiore del vitello. A poco più di 15 anni e alla 60esima Olimpiade dell’ Era Antica,  Milone conquistò la sua prima vittoria nella categoria giovanile di lotta. A questa ne seguirono molte altre, cosicché l’atleta di Crotone si guadagnò la fama di essere uno dei combattenti più formidabili della storia antica. Durante l’arco della sua carriera vinse le Olimpiadi per ben 7 volte, salì sul gradino più alto del podio per 7 volte ai Giochi di Delfi, uscì vittorioso da ben 10 edizioni dei Giochi Istmici e vinse 9 finali di lotta ai Giochi Nemei.

allenamento di Milone

A conclusione di ciò possiamo ben capire, nel caso dell’allenamento coi sovraccarichi, l’importanza del principio del sovraccarico progressivo. Questo è il principio cardine attraverso il quale è possibile raggiungere un miglioramento in termini di forza e quindi di ipertrofia. E non solo, un miglioramento avviene anche a livello di costituzione dei tendini e delle ossa.

Più in generale, che si tratti di allenamento della forza, della resistenza aerobica o, ancora, anaerobica, il principio di programmare ciò che si fa definendo dei livelli da raggiungere, tramite dei gradini, è un concetto fondamentale.

Età moderna e l’avvento delle palestre

Dopo quasi 15 secoli di interruzione, nel 1896, il barone francese Pierre de Coubertin ristabilì i giochi olimpici modernizzando molte delle loro regole. Da allora, alle Olimpiadi:

  • possono partecipare atleti di tutto il mondo,
  • ogni edizione si svolge in una città e nazione diversa dalla precedente,
  • possono partecipare anche le donne.

In epoca moderna lo Sport, dunque, ha visto un radicale rinnovamento dovuto principalmente alla ricerca scientifica che ha fatto di ciò che è movimento una vera e propria scienza.

L’allenamento sportivo è il momento della pratica, dell’attuazione concreta di esercizi, di gesti e complessi di gesti specifici influenzati ovviamente da numerose variabili. Quest’ultime possono essere legate a fattori ambientali, familiari e sociali, climatici, motivazionali, alimentari, al ruolo dell’allenatore e alla funzione dei mass media.

Nel ‘900 si vede anche l’avvento delle palestre che hanno sempre più caratterizzato l’evolversi del tessuto sociale verso una presa di consapevolezza. Gli individui hanno iniziato a intendere lo sport come cura verso il proprio corpo e prevenzione da alcune patologie. L’esigenza di allenarsi in un ambiente chiuso nasce proprio dal bisogno di svolgere attività 365 giorni all’anno, di stare in forma per l’individuo comune e di affinare la capacità motoria per l’atleta, riducendo così le variabili di insuccesso.

L’allenamento in palestra si è così sempre più affermato sia per le attività agonistiche che prevedono la preparazione prevalentemente in palestra, quali la ginnastica attrezzistica, la ginnastica artistica, il bodybuilding, il powerlifting, il wheightlifting, il crossfit e le arti marziali; sia per tutte quelle attività non agonistiche ma accomunate da un obiettivo salutistico, preventivo e ludico motorio, quali lo spinning, la ginnastica funzionale o la ginnastica dolce.

D’altra parte, l’attività in palestra è sempre più connessa ad altre tipologie di sport come il calcio, la pallavolo, il basket o, ancora, lo snowboard per la possibilità di svolgere all’interno parte della preparazione agonistica funzionale.

Considerando l’incremento del livello agonistico degli atleti e delle loro performance, la scienza applicata allo sport nell’ultimo ventennio ha fatto passi da gigante, permettendo a squadre e singoli atleti di raggiungere così risultati straordinari.

Cenni di fisiologia e biomeccanica

Abbiamo precedentemente definito quella motoria come una scienza, e abbiamo chiarito anche, che non può essere definita una scienza esatta per via di numerose variabili. Tuttavia, attualmente esiste una teoria del movimento universalmente condivisa.

Con alcuni cenni di fisiologia illustreremo quanto accade durante la maggior parte degli allenamenti in palestra.

Durante il movimento il nostro corpo produce lavoro che generalmente può essere suddiviso in:

  • lavoro muscolare superante (concentrico). Presente nella maggior parte dei processi motori dello sport, tale lavoro, attraverso la contrazione muscolare, porta l’atleta a spostare il suo corpo e le sue leve, vincendo la resistenza al movimento a cui viene sottoposto il sistema.
  • lavoro muscolare cedente (eccentrico). Un lavoro che consiste in una contro-contrazione attiva, con conseguente allungamento del muscolo, che avviene qualora ci sia un carico da frenare che sia il peso del proprio corpo o un carico accessorio;
  • lavoro muscolare statico (isometrico). Questo lavoro serve a fissare determinate posizioni del corpo o delle estremità. È caratterizzato dalla contrazione, ma senza accorciamento del muscolo;
  • lavoro muscolare combinato. Questo lavoro è caratterizzato dalla combinazione di elementi di tipo superante, cedente o statico.

Allo stesso modo a livello scientifico, secondo una visione generica, possiamo identificare cinque elementi che caratterizzano il miglioramento dell’atleta. Questi elementi sono: il carico di lavoro fisico, di lavoro psichico, di lavoro neurale, la supercompensazione e il tempo. Nello specifico:

  • il carico di lavoro fisico è la quantità di lavoro intesa come rapporto tra carico accidentale e durata del movimento. Un esempio può essere l’esecuzione di uno squat dove il carico accidentale è il peso e la durata del movimento è determinata dal numero di movimenti e dalla durata di questi ultimi.
  • Il carico di lavoro psichico è la variabile dipendente dalle condizioni emotive dell’atleta. Ovviamente sarà compito dell’atleta ma anche dell’allenatore ponderare tale carico in funzione della condizione psichica e migliorare quest’ultima laddove possibile.
  • Il carico di lavoro neurale invece è il carico che si trova a sopportare il sistema nervoso quando è sottoposto a uno sforzo. Durante uno sforzo contro una resistenza la percezione del carico fa sì che il sistema nervoso centrale invii ai muscoli una serie di scariche neuronali che inneschino un reclutamento, una frequenza di scarica e una sincronizzazione tra loro. ( La portata e il decorso temporale degli adattamenti neurali dipendono dai gradi di libertà e dalla complessità dei sistemi motori; B.Schoenfeld).
  • La supercompensazione è la capacità del corpo di subire stimoli nuovi, innescare un processo di adattamento al nuovo stimolo ed ottenere una crescita sotto tutti i punti di vista.
  • Il tempo è, infine, l’elemento più importante e, se utilizzato bene, con le giuste sensazioni e regole scientifiche, può garantire all’atleta un buon allenamento, un buon recupero, una buona periodizzazione ed una buona gestione del risultato.

Conclusioni

L’uomo ha da sempre manifestato un grande interesse su ciò che è stato, su ciò che è e sulla previsione di ciò che sarà. Allo stesso modo raccontare la storia dell’allenamento, analizzare le tendenze e le ricerche scientifiche attuali e volgere lo sguardo verso ciò che riserva il futuro, rende affascinante il percorso di ricerca e studio.

Tale articolo ha quindi come scopo quello di dare un significato a ciò che pratichiamo con tanta passione e dedizione. Essere “movimento-consapevoli” ci permette senza dubbio di affrontare l’allenamento con più sicurezza e razionalità ottenendo un maggior profitto sotto tutti i punti di vista.

In conclusione auguro a chi sta leggendo e leggerà i nostri articoli di essere affamato di conoscenza con lo stesso entusiasmo con cui pratica il suo sport preferito.

Felice Mancuso

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