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Introduzione
Questo breve articolo prende vita dal bisogno di dare un significato al linguaggio utilizzato da noi trainer durante la spiegazione di un esercizio.
Spesso, una spiegazione eccessivamente scientifica del movimento può causare nell’atleta una comprensione non adeguata dello stesso. Tra l’altro, più il movimento sarà complesso, più la spiegazione dovrà vertere su dei punti cardine resi semplici e comprensibili.
Negli articoli precedenti, abbiamo illustrato minuziosamente l’esecuzione di squat, panca e stacco da terra. In molti tratti degli articoli si evince che, argomentazione tecnica e illustrazione con riferimenti pratici coesistono per il fine comune di trasmettere la propria conoscenza all’atleta.
Dunque, avrà un senso spiegare cosa sia lo schema motorio e l’effetto ideomotorio.
Schema motorio
Qualsiasi tipo di esercizio prevede uno schema motorio che consiste nel processo di assimilazione di un atto motorio in funzione dello scopo, attraverso la mappa di attivazione neuro/motoria di un movimento volontario.
Per capire come svolgere dei movimenti, più o meno complessi, un atleta deve conoscere la posizione nello spazio del suo corpo e delle estensioni di esso. Con l’utilizzo dei sovraccarichi è necessario, inoltre, che l’atleta abbia conoscenza ed esperienza dell’effetto di questi sul suo corpo e, di conseguenza, su equilibrio e coordinazione.
Ad esempio, durante uno stacco da terra, l’atleta dovrà sapere: la stance da utilizzare; la posizione del corpo per creare un centro di spinta favorevole all’alzata verticale; la posizione di anche, bacino e torace; la posizione delle mani; l’attivazione dell’addome; e infine, la sincronia dell’attivazione muscolare, per consentire alle articolazioni di poter concertare il loro lavoro che proietterà il carico in verticale.
Automatizzare l’insieme di queste informazioni porta l’atleta a consolidare sempre più il suo schema motorio, condizionando ovviamente la sua performance.
Acquisita questa consapevolezza, dunque, l’atleta potrà dedicarsi all’esercizio per poter riprodurre i movimenti richiesti dallo schema stesso sempre più fedelmente.
Una volta raccolte sufficienti informazioni e le relative sensazioni, sarà possibile riconoscere e riprodurre alcuni input provenienti dal proprio trainer.
Effetto ideomotorio
Con effetto ideomotorio in ambito sportivo, si indica la possibilità dell’atleta di avere un’ idea del movimento che dovrà compiere ancor prima dell’atto stesso. Il soggetto in questione mentalmente avrà anticipato il movimento completandolo ancor prima di svolgerlo fisicamente. Quest’esercizio rinforzerà la traccia impressa in memoria di ciò che si andrà a fare e il suo corpo si predisporrà alla successione di gesti, trasformando ciò che è un’idea in un movimento.
Spesso, comunicare all’atleta un’idea che evochi delle sensazioni porta quest’ultimo ad effettuare l’esercizio in maniera più fluida e coordinata, semplificando l’esecuzione dello schema motorio appreso in precedenza.
Prendendo sempre in esempio lo stacco da terra, l’atleta dovrà: pensare di alzarsi portando con sé il bilanciere, mantenendo sempre l’addome attivo e incomprimibile.
Pensare questo ancor prima di svolgere l’alzata, porterà l’esecutore ad avere un’idea di ciò che dovrà fare e, di conseguenza, a realizzare un movimento consapevole e spontaneo.
Una volta concretizzato il movimento, tra l’altro, l’atleta sarà mentalmente predisposto anche ad affrontare un approccio più scientifico alla comprensione dell’alzata.
Il risultato di tale effetto sarà utile al trainer per poter notare eventuali errori da correggere sullo schema motorio dell’esecutore.
Durante un test o una competizione, l’atleta dovrà esprimere il suo massimo potenziale in maniera tecnica, ma soprattutto spontanea.
È su questo aspetto che il trainer dovrà basare le proprie correzioni e il proprio lavoro, facendo sì che schema motorio ed effetto ideomotorio convergano sullo stesso obbiettivo.
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